venerdì 8 marzo 2024

MAYA (Un breve racconto horror)


Lei era bella, bella da far mancare il fiato. La fine del mondo.

Alta, mora, capelli lunghi e lisci, occhi scuri e ardenti, e un fisico atletico e ben  modellato.

Erano giorni che la seguiva. Ormai sapeva quasi tutto di lei. Sapeva dove abitava, dove lavorava, a che ora iniziava e finiva; sapeva che aveva una sorellina, che avrebbe potuto essere sua figlia, e un uomo.

Un uomo molto fortunato, alto e bello, che poteva abbracciarla quando voleva e stampare le sue labbra su quelle di lei, e mangiarsela tutta, un boccone  alla volta.

Un uomo che lui aveva visto molto da vicino, dato che l’aveva investito, apposta, con l’auto.

Un uomo che ora giaceva in un letto d’ospedale, lasciando lei sola.

Sì. Quella donna era la fine del mondo.

E ora lui, finalmente, poteva avvicinarla e possederla.

C’era solo una cosa che non sapeva di lei: il nome.

Ma, a quello, c’era rimedio!

E così, un giorno, quando lei uscì dall’ufficio, lui la seguì fino a casa. E la bloccò sulla soglia.

Lei lo guardò, per nulla stupita. “Era ora che ti facessi vivo!” disse con un sorriso enigmatico.

“Mi avevi notato?” esclamò lui con una compiacenza da ebete.

“Certo. Entra.”

Lui obbedì, e lei chiuse la porta alle sue spalle.

Gli si piazzò davanti. “Mi vuoi?” chiese con una voce che sapeva di miele e uno sguardo che sembrava sondargli l’anima.

“Sì” rispose lui, trasognato. “Come ti chiami?”

“Maya.”

“Adesso ti sfoglio come un calendario!” rispose lui, ironico, mentre le abbassava le spalline facendole scivolare il vestito rosso in fondo ai piedi.

Quella donna era davvero la fine del mondo!

Lui si strappò la camicia di dosso e le si avvinghiò contro. E, mentre lui alternava morsi a forsennati baci sul collo, con le mani e le unghie di lei che gli solcavano la schiena, qualcosa cambiò.

Le unghie di Maya si allungarono, trasformandosi in artigli, e iniziarono a dilaniare la carne dell’intruso. I gemiti di doloroso piacere di lui, man mano lasciarono il posto a grida sempre più strazianti. Solo quando gli artigli di Maya cominciarono a dilaniargli tessuti e ossa, lui discostò di colpo la faccia dal corpo di lei, guardandola con gli occhi sbarrati dal dolore.

Fu in quel momento che la bocca di Maya si aprì, poi si spalancò.

A dismisura.

La parte inferiore della bocca sprofondò fino allo sterno, quella superiore si alzò fino a superare l’intera testa, rivelando delle zanne acutissime che nessun essere umano aveva mai visto prima.

Lui ebbe solo il tempo di iniziare un disperato urlo di terrore, quando le fauci di Maya si richiusero sulla testa dell’intruso, stritolando e trasformando in una poltiglia sanguinolenta tessuti, muscoli, ossa, e tutto ciò che incontrava.

Già!... Quella donna, Maya, si era veramente dimostrata la fine del mondo.

Del suo mondo.

 

 ©Sergio Rilletti, 2012


martedì 27 febbraio 2024

PAROLA DI SCRITTORE (2x06): MISTER NOIR OSPITE A RADIO SKYLAB (Un intervento inedito - Scritto per Radio Skylab)

 

Salve a tutti, e Benvenuti alla sesta puntata di Parola di Scrittore-Cinque minuti con Sergio Rilletti!... Se avete seguito la puntata precedente, sapete che, verso la fine, Stefano Pastorino e Martin Zanchetta mi avevano invitato a venire in studio… insieme a Mister Noir. E così ho fatto.

O, almeno, ci ho provato.

Ho girato la richiesta a Mister Noir, che, ovviamente, ha declinato l’invito; in compenso, però, mi ha inviato un intervento, che io ora consegno a loro, e che sicuramente vi leggeranno.

Buongiorno a tutti!... Vi ringrazio molto per questo invito, ma, come al solito, preferisco incaricare il mio biografo, Sergio Rilletti, di farmi da portavoce.

D’altronde, non potevo certo ignorare completamente l’invito di due persone che hanno sempre mostrato pubblicamente stima e simpatia nei miei confronti.

La prima volta che Stefano Pastorino si occupò di me fu nel 2019, quando mi prestò la voce, che ovviamente gli restituii subito, per la prima puntata di Parola di Scrittore, dando origine a un vero e proprio audioracconto, il cui titolo, Portatore di pazienza, non ha nulla a che fare con la mia professione di detective privato, né con chi ha a che fare con me, ma con la mia condizione di persona con disabilità (CLICCA QUI). E so che Pastorino, originariamente, avrebbe voluto intitolare questa rubrica Cinque minuti con Mister Noir, ma il mio insostituibile biografo si è opposto e optò per un titolo molto più modesto.

La prima volta che Martin Zanchetta si occupò di me fu, invece, nell’estate 2011, quando a Celle Ligure, durante la 9^ Mostra Internazionale del Cinema Indipendente, organizzò un incontro dedicato a me, il primo in assoluto. Una circostanza che poi si rivelò particolarmente fortunata, dato che mi ritrovai a risolvere un caso salvando la vita a lui, al mio biografo, alla deliziosa Noemi Pinna, che conduceva la manifestazione, e a un altro centinaio di persone. Un caso che il mio biografo ha saputo narrare seduta stante nell’istant-novel Attentato al Cineindipendente, presentandolo in anteprima all’incontro che mi riguardava (CLICCA QUI).

Ma queste non sono le uniche volte che la mia vita incrociò quella del mio biografo. E ora vi farò alcuni esempi.

Innanzitutto, se avete letto il volume di romanzi brevi e racconti che mi riguarda, Mister Noir (edito da Oakmond Publishing - CLICCA QUI), sapete che la prima volta che notai il mio futuro biografo fu la sera in cui io conobbi Elena Fox, che poi diventò la mia perspicace e indomabile assistente, e lui conobbe una sua fan, un gran bel fiorellino di nome Simona, che poi diventò la sua scrupolosa e implacabile assistente nella revisione dei testi delle mie avventure (e non solo).

Nel 2009 scrissi, per il volume Te la ricordi la Libreria del Giallo?, un messaggio di saluto a Tecla Dozio, libraia ed editor di grande cultura e generosità che, oltre a ripubblicare a puntate la mia prima avventura sul suo sito Giallo & Co., trasformava sempre, a proprie spese, le presentazioni dei libri in momenti di autentica convivialità tra scrittori e lettori.

Poi, una volta, nel 2013, affrontai un caso degno di 007 all’Admiral Hotel di Milano, in cui, alla fine, incontrai lo scrittore Andrea Carlo Cappi, che, essendo stato il primo a voler pubblicare le mie avventure, su M-Rivista del mistero, si considera, giustamente, mio zio (CLICCA QUI).

Ma la mia vita professionale incrociò quella del mio biografo, che d’ora in poi chiamerò Egli, almeno altre tre volte, raccolte nel volume intitolato, letteralmente, a me. Nel 2004, infatti, fui coinvolto a risolvere un caso d’omicidio in una comunità di persone con diverse abilità a Villa Greppi a Monticello Brianza, dove, poco distante, Egli stava assistendo alla prima giornata del festival letterario internazionale La passione per il delitto; nel 2006, a Porto Azzurro, affrontai una profezia, ovviamente terribile, partecipando alla Regata dell’Amicizia, una manifestazione sportiva a cui Egli partecipò diverse volte; e, volendo citare un’altra avventura presente nel mio libro, nel 2010 salvai Egli, la sua amica Simona, e lo scrittore Luca Crovi - conduttore del programma Tutti i colori del giallo su Rai Radio Due -, da un attentato ordito dalla famigerata Spada di Damocle, per eliminarli e impedire loro di andare in onda parlando di me, di Solo! - il racconto autobiografico per eccellenza di Egli -, e della magnifica coppia di giovani che quella fatidica Domenica 9 Aprile 2006 lo soccorsero al Parco di Monza (CLICCA QUI).

Io so che Stefano Pastorino e Martin Zanchetta hanno continuato a occuparsi di me, anche insieme, ma io voglio concludere ricordando due fatti degni di nota.

Il primo fatto è molto eclatante per il mio biografo, che, dopo una presentazione cellese della mia antologia precedente, il sindaco, Renato Zunino, nel 2017 gli conferì la prima, e per ora unica, Civettina d’Oro della città; per meriti culturali.

Il secondo è molto eclatante per me, che, nel 2010, poco dopo un caso strettamente collegato al Festival di Sanremo di quell’anno, che ho dovuto risolvere proprio durante tale festival (CLICCA QUI), la giornalista Silvia Gelmini del webzine EducazioneSostenibile.it, in un’intervista chiese a Egli cosa pensassi dei problemi ambientali; lui mi girò la domanda, e io risposi così: “L’educazione ambientale è davvero un problema annoso, perché l’ambiente non vuole affatto essere educato. Protesta su tutto!… Lo smog gli rende poco gradevole l’aria, gli abusi edilizi deturpano la sua immagine, non vuole permettere ai cacciatori di fare liberamente quello che vogliono, e ogni volta che qualcuno abbatte una parte di foresta gli cresce il buco nell'ozono!… E’ pieno di esigenze, questo ambiente!… E, di contralto, ci sono terremoti, alluvioni, esondazioni, pareti di montagna che sembrano sciogliersi come panetti di burro franando, tsunami, eruzioni vulcaniche, e onde anomale, che si abbattono su tutto ciò che l’uomo ha creato per garantirsi il possesso dell’ambiente; e, a chiosa di tutto ciò, orche rinchiuse in parchi acquatici che affogano le proprie istruttrici!… Ecco: io non so se questi fatti siano un chiaro messaggio dell’ambiente, ma, se fosse per me, lo tratterei con molto più rispetto… magari dandogli del Lei!”.

Bene, con questo è tutto. E, dato che presumo che il mio biografo non abbia più tempo per parlare, vi saluto anche da parte sua! 

©Sergio Rilletti, sabato 17 febbraio 2024, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino e Martin Zanchetta

 

lunedì 29 gennaio 2024

PAROLA DI SCRITTORE (2x05): PAROLE IN (TROPPA) LIBERTA' (Un articolo inedito - Scritto per Radio Skylab)

 

Salve a tutti, e Benvenuti a questa quinta puntata, nonché prima puntata del 2024, di Parola di scrittore!... Se seguite questa mia rubrica da tempo, sapete che, di solito, non mi occupo di fatti di cronaca. In passato l’ho fatto solo due volte: per l’eclatante ascesa di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese affetta dalla sindrome di Asperger (CLICCA QUI), e per il caso del pullman dirottato e del coraggio e dell’astuzia degli studenti della scuola media Vailati di Crema, che ho raccontato da scrittore (CLICCA QUI).

Ma, questa terza volta, è emotivamente molto più difficile.

Infatti quando, circa due settimane fa, ho appreso la notizia che Giovanna Pedretti, co-proprietaria assieme al marito del ristorante Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano, aveva risposto a una recensione negativa del suo locale - unicamente a causa della presenza di due gay e di un disabile -, invitando l’autore di tale post a non presentarsi più da loro, il mio cuore si è riempito di gioia, e avevo deciso di prendere a esempio questa donna per dedicare questa puntata di Parola di Scrittore al rispetto per le persone con disabilità.

Invece no. Perché Giovanna Pedretti, con la stessa velocità con cui era stata innalzata al cielo da una valanga di commenti positivi e di gratitudine pubblicati sui social network, è stata travolta da una tempesta di insulti basati unicamente sul dubbio, e quindi solo su una semplice ipotesi, che il post discriminatorio fosse stato scritto dalla stessa esercente per farsi poi pubblicità con la sua risposta. E, pochi giorni dopo, si è suicidata inabissandosi nel fiume Lambro.

E ora la Procura di Lodi ha avviato un’indagine per istigazione al suicidio.

Io non so perché Lorenzo Biagiarelli e Selvaggia Lucarelli, i primi a esternare tale dubbio, abbiano voluto verificare l’autenticità di quel post, né ho capito cosa vi abbiano riscontrato di anomalo, ma Giovanna Pedretti aveva dato un esempio - o comunque un messaggio - positivo e importantissimo, che non andava assolutamente intaccato.

D’altronde, l’ipotesi che la Pedretti avesse architettato tutto per farsi pubblicità è da escludere, dato che, stando alle dichiarazioni di alcuni abitanti del luogo, lei era benvoluta da tutti, come dimostra anche il migliaio di persone presente al suo funerale, e, soprattutto, il suo locale era sempre pieno.

Una vicenda orrenda che mi ha proprio sconvolto - a cui si sono pure aggiunte le minacce di ritorsione a Biagiarelli e Lucarelli da parte degli hater - e che, secondo me, meritava ulteriore attenzione.

Ma come occuparmene?, mi sono chiesto. Non certo alimentando odio, linciaggi mediatici, e minacce, che comunque, in ogni caso, stigmatizzo!

Poi, documentandomi, mi sono reso conto che alla base di tutto quello che è successo, di tutte le fasi di questa brutta storia, c’è la scrittura. E allora ho capito: dovevo occuparmene proprio da scrittore.

Partendo ovviamente da me.

Infatti anche a me, a volte, capita di arrabbiarmi, mentre c’è chi fa, della propria collera, il proprio mezzo di comunicazione abituale. Naturalmente, non sto parlando di violenza fisica ma solo di collera orale, che è comunque orrenda e inaridisce i rapporti.

Ma quando scrivi, la collera verbale diventa inaccettabile (oltre che un reato). Perché, non rivolgendoti direttamente a un interlocutore lì presente, accanto a te, hai tutto il tempo di pensare.

Io sono un tipo che protesta, anche per iscritto se necessario, quando so di essere stato vittima o testimone di un torto. Ma mi limito a raccontare i fatti come sono accaduti, aggiungendovi magari qualche considerazione personale… come d’altronde ho fatto anche poco fa. Ma mai insulti; perché gli insulti umiliano, sono sterili, possono ferire a morte (letteralmente, adolescenti compresi), e non sono portatori di alcun pensiero, di alcuna comunicazione. Mai!

Infatti, se io scrivessi una pagina esclusivamente di insulti e di imprecazioni, voi alla fine vi chiedereste: Ma che vuol di’?. E avreste perfettamente ragione, perché io non avrei comunicato assolutamente nulla.

Ma se io protesto, anche in modo deciso, contro un fatto di cui sono stato direttamente coinvolto o testimone, argomentando al meglio e senza insultare, non solo rischio di essere realmente utile in quell’occasione, ma poi posso pure raccontarlo, come ho anche fatto nella seconda e terza puntata di questa stagione di Parola di Scrittore - di cui potete recuperare i testi sull’omonima pagina web che ho creato -, sperando di poter essere di esempio a qualcun altro.

L’importante, quando si scrive pubblicamente per ribellarsi, non è mortificare una persona specifica in sé, per quanto possa essersi comportata male, bensì denunciare un malfatto che ci ha direttamente coinvolto o indignato, in modo tale da allertare chi magari sta vivendo una realtà analoga alla nostra, ma con altre persone, su cosa potrebbe accaderle.

Il mio racconto autobiografico Solo! (CLICCA QUI) e i suoi vari sequel, che potete trovare sul mio blog, e il crossover Assalto alla RAI con protagonista Mister Noir, pubblicato nel mio libro (CLICCA QUI), sono l’esempio più noto di questa mia tecnica, ma, in realtà, gran parte della mia produzione - fatta di articoli, racconti, e poesie - ormai verte in tal senso; compreso questo mio intervento, che ho voluto scrivere con uno stile particolarmente congruo a quanto sostenevo.

Sì, è vero, io sono uno scrittore. Ma tutto quello che ho detto sulla scrittura socialmente utile e non offensiva, può essere praticato da chiunque: basta sapere cosa si vuole davvero dire e avere un po’ di buon senso.

Concludo, salutandovi, con una fulminante battuta di Charlie Chaplin, che dedico a tutti, ma soprattutto a quelle persone, di qualunque età, che si sentono vittime della malignità altrui, e che recita così: “Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro”. 

©Sergio Rilletti, sabato 27 gennaio 2024, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino e Martin Zanchetta


domenica 24 dicembre 2023

PAROLA DI SCRITTORE (2x04): BABBO NATALE E L'INVENZIONE DELLE STORIE (Un racconto - Versione per Radio Skylab)

Salve a tutti, e Benvenuti a questa puntata pre-natalizia di Parola di Scrittore!... Una puntata speciale in cui non solo vi donerò un mio racconto con protagonista Babbo Natale, ma per la quale vi ho preparato una sorpresa: una Pagina del mio blog dedicata a questa rubrica in cui potete trovare i testi di tutti i miei interventi, della prima e di questa stagione (CLICCA QUI). Tale Pagina sarà aggiornata dopo ogni puntata.

Ma, ora, lasciatevi trasportare sulle ali della mia fantasia di scrittore col racconto intitolato Babbo Natale e l’invenzione delle storie.


Era una notte di Natale di tanto tempo fa, e la casa di Babbo Natale era in pieno fermento. Era una casa enorme, molto più grande di quanto possiamo mai immaginare, e piena di colore. Tantissimi elfi, gnomi, e folletti lavoravano senza sosta; era la vigilia di Natale, e dovevano impacchettare ancora moltissimi doni: trenini, bambole, pupazzi, libri!… Niente giocattoli violenti, però: niente regali che riproducessero armi o lotte, ma solo doni che alimentassero l’armonia e la voglia di stare insieme. Se ti scambi una bambola, ti fai una tenerezza, era solito dire Babbo Natale, ma se ti scambi un pugno, ti fai solo del male!

Lui, quella notte, avrebbe fatto il giro delle case di tutto il mondo, a bordo della sua slitta volante trainata dalle sue velocissime renne, a consegnare i regali ai bambini.

Oh, già! Era un po’ stanco, ma doveva comunque farlo: ogni promessa è debito!

Babbo Natale era sicuro che i suoi aiutanti avrebbero preparato tutto in tempo; tuttavia era accigliato: c’era qualcosa che gli sfuggiva!

Ma cosa?

Sì, certo: tutti sapevano che quella notte lui sarebbe arrivato, così come ciascuno sapeva che non l’avrebbe visto; tutto questo avrebbe unito gli uomini per quella notte, ma lui voleva donare loro qualcosa di speciale, qualcosa che li unisse per tutti i giorni dell’anno!

Stava camminando, tenendosi il mento con una mano, quando Sparky, il suo folletto di fiducia, gli si parò davanti e gli mostrò un gigantesco sacco di sale su un altrettanto gigantesco carrello rosso spinto da un folletto e trainato da un altro. “Allora, capo, questo sarebbe il sale da mettere nelle zucche degli adulti! Vuole provare a mettercelo anche quest’anno?” gli domandò, intendendo con zucche le teste, e con sale un po’ di saggezza.

Oh, no! Ormai ci ho rinunciato! Gli adulti non vogliono avere molto sale in zucca, e io non voglio più sprecarlo!” rispose Babbo Natale. “Occorre un’altra cosa!... Ma cosa?

In quel momento arrivò Folly, la figlioletta di Sparky, che tutta saltellante esclamò: “Papà, papà; ho una bellissima storia da raccontarti!”.

“Aspetta un momento: non vedi che sto lavorando?!”

“Ma questa è una storia bellissima, piena di personaggi e di paesaggi! Me l’ha raccontata Nerino!”

Babbo Natale inclinò la testa verso di lei, e disse: “Nerino? E chi è Nerino?”.

Sparky tentò di intromettersi. “Capo, avremmo un po’ di fretta! Manca poco alla mezz…”

“Aspetta un momento, Sparky: non vedi che sto lavorando?!” lo interruppe bruscamente Babbo Natale. Poi, calmo, si rivolse di nuovo a Folly. “Allora, chi è Nerino?”

“E’ un mio amico che abita molto lontano da qui. Ci vediamo pochissimo, ma ci sentiamo molto spesso attraverso il Lungo Tunnel Sonoro. Ci raccontiamo delle storie bellissime; poi, ognuno di noi va in giro a raccontare quelle dell’altro. E questa volta Nerino me ne ha raccontata una bellissima!”

A Babbo Natale non servì sapere altro; inspirò profondamente e tuonò: “FATA DORINA!!!!!!!!!!!”.

Una piccola fata, col vestito azzurro e i capelli color del sole, si materializzò davanti a lui, sospesa nell’aria.

“Fata Dorina, questa è Folly! Fatti spiegare come si costruiscono le storie, e crea una polvere magica che permetta a tutti di inventarle!”

“Sì. Ma ci vorrà un po’ di tempo” azzardò lei, timida.

Oh, certo!” Babbo Natale consultò il suo orologio da polso. “Hai mezz’ora; poi, a mezzanotte in punto, io partirò!”

Fata Dorina si bloccò, titubante.

“Problemi?” esclamò Babbo Natale, corrugando la fronte.

“No, no. Nessuno” rispose lei. Invece, di problemi per creare una polvere magica come quella in così poco tempo, ce n’erano, eccome! Ma come si poteva negare un favore a Babbo Natale?

Così, Dorina, prese per mano Folly, e svanirono.

Babbo Natale si rivolse ai due folletti addetti al carrello con l’enorme sacco di sale, e disse: “E voi, svuotate subito quel sacco e riempitelo con la polvere magica che vi darà Fata Dorina!”.

I due folletti lo guardarono allibiti, con due occhi grandi così, ma non dissero nulla e riportarono il sacco indietro per fare il lavoro.

Babbo Natale si voltò e, tutto soddisfatto, sorrise tirandosi su il suo bel pancione.

Oh! Oh! Oh!” gongolò. Quell’anno avrebbe fatto un bellissimo regalo; non solo ai bambini, ma anche agli adulti: la polvere magica Inventa-storie!... Così, ogni persona sarebbe diventata un po’ magica e avrebbe potuto inventare una propria storia, creando personaggi e paesaggi. Ciascuna di queste storie, poi, sarebbe passata di persona in persona, di bocca in bocca, valicando cielo, mari, e monti, senza incontrare alcun ostacolo; e tutte le persone si sarebbero trovate unite dalle loro stesse storie. Per tutti i giorni dell’anno! Oh! Oh! Oh!


©Sergio Rilletti, sabato 23 dicembre 2023, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino e Martin Zanchetta


lunedì 4 dicembre 2023

PAROLA DI SCRITTORE (2x03): MyLife - IL RINNOVO DELLA RINASCITA (Un testo autobiografico inedito - Scritto per Radio Skylab)


Salve a tutti, e Benvenuti alla terza puntata di Parola di Scrittore!... Questa volta vi parlerò della mia rinascita e di cos’ha comportato a me e agli altri… voi compresi!

Mentre stavo meditando su quale argomento trattare oggi, infatti, mi sono accorto che erano passati quattro anni dalla Pizzata della Rinascita, che organizzai insieme ai miei amici milanesi il 14 novembre 2019, per celebrare il fatto che, esattamente un anno prima, dopo trentadue giorni di villeggiatura forzata nel reparto Medicina 3 dell’Ospedale Sacco di Milano, me ne tornavo a casa; vivo!... E alla fine di quella storica pizzata, unica per il suo significato, dedicai a loro, ai miei amici, una poesia, intitolandola, appunto, La Pizzata della Rinascita (che potete trovare sul web - CLICCA QUI).

Così, il 14 novembre scorso, su Facebook, ho voluto ringraziare la splendida équipe di quel reparto, che cinque anni fa mi aveva salvato la vita. L’avevo già fatto nel mio libro Mister Noir (Oakmond Publishing - CLICCA QUI) e altrove.

Già. Ma come ho speso questi cinque anni in più?

Innanzitutto, il 30 gennaio 2019 pubblicai sul mio blog una nuova poesia, intitolata Buon anno, nuovo anno! (CLICCA QUI), sostenendo che gli auguri di Buon Anno valgono comunque un anno (indipendentemente dal giorno in cui si fanno) e raccontando ciò che mi era accaduto, accennando che il pensiero di un certo impegno, che avevo preso con l’Associazione Progetto Cine Indipendente di Celle Ligure, mi aveva dato la forza per uscire da lì per mantenerlo; Stefano Pastorino la notò e mi chiese di poterla leggere nel suo programma… dando il via, un istante dopo tale lettura, alla creazione di questa rubrica. Quindici puntate, a cadenza settimanale, dove, dopo aver esordito con una breve avventura di Mister Noir - che avevo concepito proprio in forma di audioracconto (CLICCA QUI) -, mi cimentai nelle più diverse forme di comunicazione, riuscendo a mantenere sempre il mio impegno con Stefano Pastorino e con voi.

Poi, il 14 novembre di quell’anno, ci fu la Pizzata della Rinascita, che nella mia testa avevo programmato già da un anno, appena uscito dall’ospedale; e pochi giorni dopo entrai, per un periodo di prova, in una casa, che chiamerò Disability House, con altri inquilini con disabilità. Andò piuttosto bene, e io, come scrittore, esaltai quella realtà, dove, seppur con un certo adattamento da parte mia, era quanto di più vicino a ciò che potessi desiderare per il mio futuro; ma, al contempo, notai un comportamento omertoso da parte di due operatori nei confronti di un’inquilina, e, dopo aver comunicato il mio disappunto a loro, lo segnalai alla mia referente, fidandomi di lei.

All’inizio del 2020, volendo sempre affinare la mia tecnica di scrittura, frequentai un Corso per Cronisti di Quartiere, imparando alcune tecniche che, ora, quando scrivo un articolo per il webzine Fronte del blog, metto in pratica.

Affrontai il lockdown senza poter vedere più gli amici, e soprattutto le amiche, ma, grazie ai miei innumerevoli interessi - tra cui la scrittura, la musica, e la lettura -, senza neanche mai annoiarmi.

Il 4 ottobre 2020 uscì Mister Noir, che fu oggetto di diverse interviste e presentazioni.

La Fondazione Idea Vita volle pubblicare un’avventura di Mister Noir nel suo serissimo e importante volume A casa come va?, e io ne scrissi una per l’antologia Natale a Milano-Libro giallo, che ambientai in piena pandemia per soddisfare la richiesta di alcuni lettori.

Il 2021 fu caratterizzato dal mio ritorno a Disability House, per fare un’altra sperimentazione, che però andò decisamente male: i membri di quell’équipe, che un anno e mezzo prima mi avevano accolto così bene, non volevano più darmi retta (né per quanto riguardava me né riguardo a ciò di cui ero stato testimone), e, grazie alla loro regola di doversi credere a vicenda, si mentivano bellamente tra di loro, ignorando totalmente ciò che dichiaravo (e tentando persino di farmi passare per un tipo problematico). Un sistema omertoso assolutamente perfetto, che però, probabilmente grazie anche al fatto di essere uno scrittore, e quindi munito di una certa credibilità (un piccolo dettaglio che certamente non avevano considerato!), riuscii a debellare, raccontando semplicemente la verità a chi di dovere… mettendo così in azione un meccanismo, che poi ha continuato per conto suo, che ha portato alla polverizzazione, quasi totale, dell’intera équipe, responsabile compresa.

Una vicenda che agli inizi del 2022 narrai, più nel dettaglio, in un articolo che scrissi per il sito della LEDHA-Lega per la dignità e i diritti delle persone con disabilità, intitolato Io e gli educatori da rieducare (CLICCA QUI).

Poi, come ben sapete dalla prima puntata, quest’estate, a Celle Ligure, nonostante le mie notevoli difficoltà motorie mi adoperai per salvare la vita a un ragazzino (CLICCA QUI).

Ora, tutto questo discorso, generato dalla voglia di trovare un senso a questi miei cinque anni in più e che potrei intitolare Il rinnovo della rinascita, merita una degna conclusione, una frase che, come una cornice, racchiuda tutto quello di cui vi ho parlato in queste tre puntate: la gratitudine, la fermezza nel mantenere gli impegni presi (anche quelli presi solo con se stessi), e la reattività contro realtà deplorevoli, o comunque preoccupanti, di cui siamo diretti testimoni. Una frase che ci coinvolge direttamente tutti e che ci riporta a oggi, 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Una frase emblematica non mia, ma di Martin Luther King, con la quale vi saluto e che recita così: “La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva il momento in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla perché è giusta”. 

©Sergio Rilletti, sabato 25 novembre 2023, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino e Martin Zanchetta


lunedì 16 ottobre 2023

PAROLA DI SCRITTORE (2x02): MyLife - UNA PICCOLA LEZIONE DI INDISCIPLINA (Un articolo autobiografico inedito - Scritto per Radio Skylab)

Salve a tutti, e Benvenuti alla seconda puntata di Parola di scrittore!... Oggi vi farò una vera e propria lezione di Indisciplina; ma non quel tipo di indisciplina, brutta e violenta, di cui veniamo a conoscenza tramite i telegiornali, bensì un altro tipo di indisciplina, risoluta ma non violenta, atta a migliorare il nostro mondo circostante (e, di conseguenza, la società).

Sì, perché Mister Noir è ufficialmente presentato come L’investigatore più ironico e meno politically correct d’Italia, ma il suo biografo, affetto da tetraparesi spastica come lui, non è certo da meno.

Quindi ora comincerò a raccontarvi due fatti risalenti al mio periodo scolastico, per poi arrivare ai giorni nostri.

Innanzitutto, io, dalle scuole elementari in poi, ho frequentato solo scuole normali, che, a differenza di quelle speciali, ammettevano anche l’inclusione di persone senza disabilità.

Un lungo periodo in cui, tra le altre cose, mi è capitato di contrappormi a delle realtà che non mi piacevano, armato solo della mia macchina per scrivere elettrica.

Il primo fatto è accaduto alle scuole medie, quando, su suggerimento di mia madre, scrissi una lettera, che feci recapitare alla preside, per protestare contro il cambio della mia insegnante di sostegno, che, a differenza di quella precedente, non mi sembrava molto lungimirante. La preside lesse con piacere la mia lettera, ma mi disse che purtroppo tale sostituzione non dipendeva da lei ma dal Provveditorato, e che quindi non poteva farci nulla. Già, non avevo ottenuto quello che speravo, ma intanto l’avevo fatta partecipe di quello che pensavo.

Il secondo fatto, invece, è avvenuto alle scuole superiori, quando, approfittando di un tema in classe, decisi di esternare il mio disappunto sul comportamento persecutorio che la professoressa di Francese, che nominai precisandone pure il cognome, secondo me aveva nei confronti di una certa mia compagna di classe. Alla riconsegna dei temi, parlando in generale, la professoressa di Italiano - una delle undici persone piuttosto speciali a cui ho dedicato il mio libro -, con un po’ di imbarazzo, volutamente accentuato, ci disse che non era affatto necessario essere così precisi con i nomi dei professori; ma intanto aveva dovuto prenderne atto.

Ebbene sì; perché, come molte cose importanti della vita, anche l’indisciplina si impara a scuola.

Un tipo di indisciplina che non ho mai smesso di coltivare, come persona e come scrittore, applicandola in diverse circostanze, convinto che sia doveroso, per chiunque, non limitarsi ad alzare le mani in segno di illusoria astensione da ciò di cui si è visto e sentito (alleandosi così, automaticamente e silenziosamente, con chi ha torto), ma di rendersi partecipe di un tentativo di miglioramento dei rapporti altrui o di un vero e proprio atto di solidarietà verso chi sta subendo il torto.

 Un tipo di indisciplina a cui mi hanno responsabilizzato i lettori dopo il successo di Solo! (CLICCA QUI), la mia drammatica avventura al Parco di Monza che vi invito caldamente a scaricare gratuitamente dal web, dicendomi che ora dovevo continuare a denunciare ciò che non andava.

E così ho fatto.

Nel corso degli anni ho sempre testimoniato cercando di far trasparire la verità, che non ha nulla a che fare con il punto di vista, mettendo in crisi anche organizzazioni di volontari, educatori, fisioterapisti, operatori socio-sanitari… fino ad arrivare a polverizzare, quasi letteralmente, l’équipe di una struttura - tipo comunità - che, per qualche imperscrutabile motivo, aveva deciso di osteggiarmi in tutti i modi, tentando pure di farmi passare per un tipo problematico.

E tutto questo, armato solo del mio computer: l’evoluzione naturale della mia macchina per scrivere elettrica.

Lo stesso computer che uso per scrivere le avventure di Mister Noir e le sue estenuanti battaglie contro la famigerata Organizzazione della Spada di Damocle, che, con i suoi Agenti Operativi e Agenti Inconsapevoli, si cela nella vita di ciascuno di noi con volti di persone di cui ci fidiamo. Ma a cui tutti, persone disabili  comprese, con le proprie capacità, possono, e devono, opporsi. Anche a costo di fare palesemente la figura degli indisciplinati.


©Sergio Rilletti, sabato 14 ottobre 2023, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino e Martin Zanchetta


lunedì 11 settembre 2023

PAROLA DI SCRITTORE (2x01): MyLife - IO E IL PICCOLO TUFFATORE (Un racconto autobiografico inedito - Scritto per Radio Skylab)

Salve a tutti, e Benvenuti alla prima puntata di questa seconda stagione di Parola di Scrittore!... Oggi vi racconterò una vicenda che ho realmente vissuto, a  luglio, a Celle Ligure. Una storia che avevo già raccontato, brevemente, in un post su Facebook, ma che ora, per la prima volta, narrerò in versione integrale, con particolari inediti mai raccontati prima. Una storia che invito tutti i ragazzi, ma anche gli adulti, ad ascoltare attentamente.

Celle Ligure, venerdì 14 luglio 2023, ore 18.30 circa

Era una giornata di pieno sole, e io stavo andando, con la mia carrozzina elettrica, sulla passeggiata lungomare; mi trovavo all’altezza della spiaggia libera e dei Piani di Celle, quando vedo un ragazzino dai capelli castani e corti abbarbicato sull’angolo in cemento che completa il parapetto d’acciaio e da cui spunta un lampione. Con la schiena appoggiata a quel lampione, diversi metri sotto di lui c’è il mare con scogli sparsi appena sotto il pelo dell’acqua, un po’ più a destra un molo costituito da altri scogli, e, a sinistra, una serie di piccole insenature scavate nella parete rocciosa sotto la passeggiata.

Il ragazzino vuole tuffarsi, e fa lo spavaldo con due o tre amici che sono già in acqua e che lo incitano a buttarsi. Lui continua a fare lo spavaldo, si vede che ci tiene proprio a fare bella figura con loro, ma non si decide a saltare. Gli amici lo scherniscono, e lui, per farsi sentire da loro, urla: “Io voglio farlo, ma mi […] addosso!”.

A questo punto una signora bionda, con marito e figlia adolescente al seguito, si ferma e tenta di farlo ragionare, dicendogli che non deve fare una cosa solo perché qualcuno gli dice di farla: il marito la deride, dicendole che dice così solo perché vorrebbe farlo lei, e incita il ragazzino a tuffarsi; e la figlia, seppur in modo poco convinto, le dice di lasciarlo fare.

Poi, l’adolescente, vedendolo ancora lì, con aria un po’ di sfida ma sempre poco convinta, gli dice: “Dài, tuffati”.

Il ragazzino urla ancora la sua incertezza, la signora gli dice che se non è sicuro non deve farlo e gli chiede se si è già tuffato da lì: lui prima risponde di sì,

(la ragazza fa notare la risposta a sua mamma),

ma poi, quando la donna gli ripete la domanda, ci ripensa e risponde di no; la signora allora gli consiglia di non farlo, io le do ragione, e la adolescente, rivolgendosi a lui, glielo fa notare.

Lui si gira di scatto verso di me, e mi nota. Mi chiede “Devo farlo?”, e io rispondo (anche con un deciso gesto di diniego con la testa): “No”.

Ma i tipi di sotto continuano a confondergli le idee, e lui si distrae. E, rivolgendosi sempre a loro, urla, per la terza volta, la sua incertezza; e, sempre in modo concitato, aggiunge: “Appena va via lei, lo faccio!”.

Ma la signora è spaventatissima, probabilmente non sente le parole del ragazzino, ed esclama: “Non voglio vedere, non voglio vedere!”; e, con marito e figlia, se ne va. Si gira ancora una volta verso il ragazzino, ma poi, con mio grande stupore, prosegue per la sua strada.

Anch’io vorrei andarmene, la situazione non è affatto piacevole, ma non voglio lascare da solo il ragazzino.

Lui si rivolge a uno dei suoi giovani incitatori invitandolo a raggiungerlo e a tuffarsi anche lui da lì, ma l’altro gli risponde che non ci pensa proprio, che è lui che vuole farlo.

Il ragazzino allora ribatte: “Appena va via lui, lo faccio!”.

Ok, penso, rimango.

Il ragazzino si mette parzialmente al sicuro, al di qua del lampione, che ora può abbracciare. Si volta di nuovo verso di me, e mi chiede: “Allora, devo farlo?”.

E io: “No”.

Finalmente scende; si avvicina a me, mi chiede come mi chiamo e quanti anni ho, io glielo dico, e lui mi saluta e si avvia per raggiungere la spiaggia. Io penso che vada a raggiungere la scala che porta alla spiaggia libera sottostante, invece lui scavalca la balaustra, e opta, questa volta sicuro di ciò che fa, per una bella discesa lungo la parete rocciosa. Mi saluta ancora una volta, e prosegue.

 

Ecco: tutto questa storia, di cui io sono solo un comprimario, dimostra, in modo assolutamente inconfutabile, che migliorare un pochino il nostro mondo è possibile: basta non farsi gli affari propri al momento opportuno!...

©Sergio Rilletti, sabato 9 settembre 2023, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino