domenica 29 dicembre 2013

TSUNAMI DI NATALE (Un racconto inedito)

Il commissario Somaro non ne poteva più. E, mentre meditava sui regali da fare, pensò che quel S. Natale avrebbe fatto fuori qualcuno.
Non un criminale, probabilmente, ma qualche suo parente.
Che poi, a ben vedere, non c’era questa gran differenza.
Ogni anno era la stessa storia. Frotte di parenti che si incontravano nelle case altrui, infestandole di auguri, dolci, e insulti al cianuro.
Il commissario Somaro aveva due famiglie di parenti: i Troppospesso e i Quasimai.
I Quasimai erano bravissimi: si vedevano di rado, e quindi, quando aprivano bocca, dicevano solo cose sensate.
I Troppospesso, no. I Troppospesso aprivano la bocca troppo spesso (appunto); non importava con che frequenza parlassero: ogni volta che lo facevano si rimpiangeva il silenzio!... Ascoltavano molto, questo sì, ma non capivano nulla. Mai. Neanche quando sembrava!... Il commissario sentiva l’obbligo morale di far sentire al meglio gli ospiti che invitava a casa, i Troppospesso no; e ogni volta che si accettava, incautamente, un loro invito a cena, si viveva nel terrore che qualche bomba, devastante come uno tsunami, potesse esplodere, ritrovandosi con un coltello piantato nella schiena.
Poi, un istante dopo, loro ritornavano normali, si riprendevano il coltello, e si chiedevano, stupiti, perché tu non eri più come prima; non pensando che, magari, eri ancora frastornato per lo tsunami che ti avevano appena scatenato addosso.
Fu in quel momento che gli venne in mente il regalo giusto per loro.
Consultò un sito Internet, e sorrise. Ecco cosa avrebbe regalato ai Troppospesso, per quel S. Natale: un bel viaggio in India, sulla costa occidentale, possibilmente ben in riva al mare.
Lo so che non doveva augurarselo, per rispetto delle popolazioni che vivevano lì, ma c’erano buone possibilità che quell’anno, i Troppospesso, venissero travolti da un bello tsunami!


©Sergio Rilletti, 2013

venerdì 27 dicembre 2013

LA BONTA' DI NATALE (Un articolo)


Se questo fosse un racconto, Natale sarebbe un personaggio “antico”, d’altri tempi, un nonno istituzionale, il papà di tutti, un papà talmente buono e anziano che tutti chiamerebbero affettuosamente babbo.
Ma questo è un articolo, non un racconto, e il Natale in questione non è un illustrissimo signore con la lunga e folta barba bianca, bensì la festa dell’anno per antonomasia, quella che unisce atei e cristiani in un’apoteosi di bontà, culinaria e sentimentale.
E’ impossibile, nonché deprecabile, non essere buoni a Natale. A Natale bisogna essere buoni!, come recita un ferreo articolo della nostra Costituzione morale, che spolveriamo ogni anno in occasione delle animose pulizie prenatalizie.
Nel periodo natalizio, infatti, si respira un’aria serena, con le luminarie che (non essendo guaste) illuminano le città a festa.
Il televisore stesso sprizza bontà da tutti i pixel: le emittenti trasmettono pace a ritmo di serafici jingle natalizi; i personaggi, riuniti in grandi gruppi, si impegnano in simpatici e commoventi auguri canori; persino i messaggi pubblicitari ti inducono ad acquistare un bene per il bene altrui.
A Natale bisogna essere buoni!, non c’è niente da fare! Tutti ci sentiamo più propensi ad abbandonare le promesse da marinaio per abbracciare quelle da scout.
In questo periodo ci sentiamo tutti più uniti, e auguriamo serenamente Buon Natale a chiunque, anche a chi non conosciamo.
E augurare Buon Natale non è come augurare Buongiorno o Buonasera, è qualcosa di molto più forte, qualcosa che trascende da ognuno di noi e che ci unisce per un lungo (e determinato) tempo. Siamo tutti permeati da una strana forza magica che ci permette di affrontare gli stressanti e laboriosi giorni dei prefesteggiamenti con una certa serenità. E quando finalmente arriviamo alla mattina del 25 dicembre, ci sentiamo tutti beati, desiderosi di trascorrere la più gioiosa festa di compleanno, in compagnia di tutti i nostri familiari e parenti, facendo il giusto onore al festeggiato. Una festa di compleanno dove il festeggiato è invisibile, ma che è presente in ogni casa e che è tutto contento per come ci stiamo comportando.
Poi, il 6 gennaio arriva quella befana della Befana che, oltre a tutte le feste, si porta via pure la strana forza magica che ci aveva pervaso per tutto il periodo natalizio, lasciando con un palmo di naso il nostro festeggiato.
Sì. Perché il 25 dicembre è il Suo compleanno, ma poi, Lui, rimane con noi per tutto l’anno.
Buon Natale a tutti!


©Sergio Rilletti, 1999

domenica 22 dicembre 2013

MyLife - LA FESTA DEGLI ANGELI (Un racconto autobiografico)



Lunedì 8 Dicembre 2008, ore 17.30 circa, Celle Ligure. Sera.
Già, sera. Di solito, per me, la sera arriva alle 20, più o meno all'ora di cena, ma qui, a Celle, in dicembre il sole tramonta presto, e l'aria pungente della sera si presenta, puntuale, all'ora del tè.
Era la Festa dell'Immacolata. Una festa celeste punteggiata di rosa, dato che, proprio quel giorno, i volontari della Croce Rosa cellese inauguravano i locali della nuova sede, in Piazza Volta, nei pressi della stazione ferroviaria.
Io e i miei genitori avevamo deciso di andarci, e, dopo aver girovagato un po' alla ricerca di un'entrata accessibile, tornammo indietro e ci inerpicammo su per una salita, sperando che ci avrebbe portato a destinazione; loro a piedi, io a bordo della mia possente carrozzina elettrica.
Io ho sempre avuto un rapporto speciale coi volontari della Croce Rosa di Celle Ligure, sin da quando, volendo ritrovare un'amica che avevo perso di vista da tempo, cominciai a frequentare i suoi genitori, andandoli a trovare nella sede in Via Colla; una frequentazione che, col tempo, si tramutò in una festosa amicizia.
Ogni volta che andavo a trovarli venivo accolto calorosamente; non solo da loro, ma anche dai loro colleghi, persone con cui condividevano una piacevole serata con la silenziosa consapevolezza che avrebbe potuto essere troncata da un momento all'altro da una telefonata.
Io li ho sempre considerati degli angeli. Anche i volontari del Servizio Tempo Libero dell'Aias Milano, che frequento abitualmente, sono bravi, ma almeno loro escono per divertirsi con noi utenti.
Invece, qui, è diverso.
Mi sono sempre chiesto perché delle persone che ogni giorno hanno a che fare con le turbolenze emotive proprie e dei propri cari, che caratterizzano la vita di ciascuno di noi, decidano di dedicare parte del loro tempo libero immergendosi in altre turbolenze umane, stando con i sensi sempre all'erta, pronti ad intervenire alla prima richiesta d'aiuto, per soccorrere persone che neanche conoscono.
Già, bella domanda. Ma, essendomelo sempre chiesto da solo, ovviamente non mi sono mai dato una risposta!
Arrivammo in cima alla salita tutti infreddoliti, e, finalmente, vedemmo la nuova sede.
Per fortuna la porta era aperta, e il calore umano uscì a riscaldarci. Una sorridente donna bionda mi invitò subito ad entrare, chiamandomi per nome, mentre un signore mostrava ai miei genitori dov'era l'ascensore.
Appena entrai fui invaso dalla festa. Rimasi abbacinato: sembrava Carnevale (o quasi). Un ragazzo, al karaoke, intonava una canzone di Sergio Cammariere.
Meglio dell'originale, per fortuna!
I miei genitori mi raggiunsero subito, e una signora ci offrì dei pasticcini. Mentre ci rifocillavamo incontrammo diverse persone che conoscevamo.
Di fronte a me, a qualche metro di distanza, dietro un bancone, erano seduti una graziosa brunetta e un giovane crapapelata dall'espressione simpatica.
Vagai con lo sguardo, affascinato: quella moltitudine di volontari di ogni età, con la loro tipica casacca arancione fosforescente con la scritta SOCCORSO sulla schiena, scherzavano, cantavano, ridevano; come se la loro vita quotidiana non fosse costellata di emergenze, pressione del sangue e misurazione dei battiti cardiaci, maschere dell'ossigeno, gemiti dei pazienti e ansia dei loro cari.
Io stesso, una volta, ho provato la loro efficienza. Sono arrivati a casa, mi hanno misurato pressione e battiti, mi hanno imbragato su una barella, e fatto salire sull'ambulanza accompagnato da mia madre. E, mentre l'ambulanza volava a sirene spiegate verso l'ospedale San Paolo di Savona, io, da autentico autore di thriller, mi guardavo intorno cercando di assimilare tutte le sensazioni di quel viaggio, in modo da poterle utilizzare in qualche mio racconto.
Ora, mentre mi guardavo attorno, mi domandavo se, almeno quel giorno, erano fuori servizio; se, almeno per quel giorno di festa, il telefono avrebbe potuto non squillare.
Una conoscenza di vecchia data mi distolse dai miei pensieri. Parlammo un po', poi io e i miei genitori andammo a fare un giro per i locali della nuova sede; e, quando tornammo nel salone, due bionde si stavano esibendo al karaoke.
Dopodiché, qualcuno cominciò a ballare.
Una sorta di garbata discoteca senza luci psischedeliche. E senza, soprattutto, il lampeggiante azzurro, che illumina le sere e le notti estive quando l'ambulanza è ferma a soccorrere qualcuno.
Già. Chissà se, almeno per quel giorno, il telefono avrebbe potuto non squillare!
Arrivarono diversi nostri amici, che non ci aspettavamo di incontrare lì, coi quali iniziammo a chiacchierare.
Io, intanto, continuavo ad osservare tutta la scena.
La graziosa brunetta seduta di fronte a me, mi salutò sorridendo; poi si alzò e andò a scattare delle foto.
Non so quanti se ne accorsero, ma, mentre tutto procedeva bene, mentre tutti chiacchieravano cantavano ballavano, mentre tutti si divertivano, il telefono squillò.





Dedicato a tutti i volontari della Croce Rosa di Celle Ligure

Con amicizia,
Sergio Rilletti


giovedì 12 dicembre 2013

"CAPACITA' NASCOSTE": DIBATTITO SUL BLOG "LETTERATITUDINE DI MASSIMO MAUGERI"

Salve a tutti!... Sono veramente lieto di annunciarvi che sul prestigioso blog letterario Letteratitudine di Massimo Maugeri è in corso un dibattito dedicato a “Capacità Nascoste – La prima antologia diversamente thriller” (edizioni No Reply), l’antologia di raccoti thriller con protagonisti diversamente abili - che ho curato con Elio Marracci -, e ad alcuni altri temi legati al mondo della disabilità proposti da Massimo Maugeri stesso.
Il post, redatto con la consueta abilità da Maugeri, contiene anche due miei articoli introduttivi.
Il dibattito è aperto a tutti, e chunque può partecipare – scrivendo uno o più inteventi – andando a questo indirizzo:  http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2013/12/09/capacita-nascoste/ .
E’ prevista la partecipazione degli autori dell’antologia!
Inoltre, durante il dibattito, sarà possibile parlare anche di Mister Noir – http://www.facebook.com/MisterNoir -, il mio eroe seriale disabile protagonista di thriller umoristici, presente in questa antologia con un’avventua inedita elaborata appositamente per questo volume.
Infine, se volete avere un breve sunto di cos’è questa antologia, per cominciare a farvi un’idea, potete leggere questo mio mini-post:  http://rilletti.blogspot.it/2013/12/e-uscita-in-libreria-capacita-nascoste.html .

E’ questo il link per partecipare al dibattito vituale dell’anno!

Ringrazio sin d’ora tutti quelli che vi parteciperanno!

mercoledì 4 dicembre 2013

E' USCITA IN LIBRERIA "CAPACITA' NASCOSTE - LA PRIMA ANTOLOGIA Diversamente THRILLER" (edizioni No Reply), a cura di Sergio Rilletti & Elio Marracci

Salve a tutti!... E’ uscita in libreria Capacità Nascoste – La prima antologia diversamente thriller, ovvero la prima antologia di racconti thriller con protagonisti diversamente abili realizzata in Italia, curata da me e da Elio Marracci per le edizioni No Reply.
Ventisei autori – tra cui Andrea G. Pinketts, Claudia Salvatori, Marilù Oliva, Patrizia Debicke van der Noot, Luca Crovi, Andrea Carlo Cappi, Giuseppe Lippi, Sergio Paoli, Angelo Marenzana, Mario Spezi, Fabio Novel, Bruno Zaffoni, Giuseppe Cozzolino & Bruno Pezone, Franco Bomprezzi, Giovanni Zucca, Angelo Benuzzi, Antonino Alessandro, Maurizio Pagnini, Giuseppe Pastore, Renzo Saffi, Massimiliano Marconi, Myriam Altamore, Dario Crippa, Andrea Scotton, e il sottoscritto – per venticinque racconti, venticinque storie ad alta tensione in cui altrettanti protagonisti affetti da diverse disabilità riescono a cavarsela da situazioni di pericolo grazie alle proprie capacità.
L’idea è venuta a Elio Marracci leggendo il mio thriller autobiografico Solo!, scaricabile gratuitamente dal web all’indirizzo:  http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/16/solo-racconto-di-sergio-rilletti/ .
Un’antologia davvero diversa in cui ho voluto cimentarmi anch’io, scrivendo un’avventura inedita di Mister Noir pensata appositamente per questo volume.
Un’antologia che si può acquistare on-line, con il 15% di sconto, all’indirizzo:  http://www.ibs.it/code/9788889155677/capacita-nascoste-prima.html .
Un’antologia che, considerata la sua natura, è destinata ad entrare nella Storia!


©Sergio Rilletti, 2013

sabato 16 novembre 2013

MyLife - BYE BYE, TEMPO LIBERO (Una poesia inedita)


Bye bye, Tempo Libero,
questa volta per davvero.
Già due volte volevo farlo,
ma ora il saluto è vero.

Venticinque anni son passati
dalla prima volta che arrivai:
il sorriso di una volontaria mi agganciò,
e mai più me la scorderò.

Da allora molte cose sono accadute:
alcune molto belle,
altre, a dir poco, molto vissute.
Ma tutte le cose che ho vissuto
meritano comunque un saluto;
a cominciare da un mio testo, che scrissi undici anni fa,
e che alla formazione dei volontari
sempre comodo vi fa.

E ora bye bye ai momenti belli,
ma bye bye anche ai tranelli.
Bye bye agli avventurosi viaggi,
ma bye bye anche agli oltraggi.

Bye bye agli educatori bravi,
ma bye bye anche a quelli grami:
bye bye a quelli che, coi volontari, hanno cercato di aiutarmi,
ma bye bye anche a quelli che, a dir poco, se ne sono lavate le mani;
bye bye a quelli che, all’improvviso, si sono rivelati migliori,
ma bye bye anche a quelli che, pian piano, si sono mostrati ben peggiori;
bye bye a quelli che mi hanno infuso fiducia e vitalità,
ma bye bye anche a quelli che non si prendono le proprie responsabiltà.

Bye bye ai volontari,
che per me, com’è noto, sono dei marziani:
bye bye a quelli bravi, che per me sono dei miti,
ma bye bye anche a quelli monelli, che ho moralmente seppelliti;
bye bye a quelli che sono diventati miei amici,
ma bye bye anche a quelli che poi sono svaniti;
bye bye a quelli particolarmente generosi,
ma bye bye anche a quelli un bel po’ bizzosi;
bye bye a quelli che dicono sempre la verità,
ma bye bye anche a quelli che dicono delle falsità;
bye bye a quelli che, alle mie presentazioni, vogliono sempre seguirmi,
ma bye bye anche a quelli che hanno voluto tradirmi;
bye bye a quelli che si sono comportati sempre con onestà,
ma bye bye anche a quelli che si sono macchiati di omertà,
che, com’è ben noto, tanto male mi fa.
Bye bye a quelli che mi hanno aiutato,
ma bye bye anche a quelli che ho sopportato
o che, con grande gioia, ho persino supportato.

Bye bye al Gruppo Cinefili,
che Cristina, ben due volte, dallo sfacelo ha salvato:
se oggi noi possiamo essere così lieti
è perché lei, anni fa, come semplice volontaria e agendo da sola,
dotata di buon senso e infischiandosene di ogni regola,
per due volte ha agito adoperando la propria mente:
e così, per aver ragionato e ben agito,
grazie a lei il gruppo non è stato seppellito.
Da allora i volontari, pian piano, son tutti cambiati,
e non ci sono più stati né liti né affanni:
ogni mercoledì ci incontravamo,
e come dei re, loro, ci trattavano;
un comportamento che, in tutta sincerità,
ho appreso come una gioiosa novità;
prima di tutto veniva ogni nostra richiesta,
e pensare a loro, per me, era sempre una gran festa;
ogni settimana al cinema a programmare
quale film andare a guardare:
tutti insieme oppure separati
quanto noi eravamo affiatati;
e quando un imprevisto ci sorprendeva
a cambiare programma non c’era alcun problema,
perché, grazie alla nostra comune elasticità mentale,
cambiare programma non era mai affatto male,
e si trovava comunque il modo di gozzovigliare.
E poi, quando l’estate arrivava,
il nostro rapporto con le e-mail continuava,
e allora mi venne il pensiero
che quello, finalmente, fosse un gruppo proprio vero.
E quando sovvenne un’inaspettata grigliata
capii che proprio un’amicizia era nata;
un rapporto che andava al di là del mercoledì sera,
e che apparteneva proprio alla vita vera.
Ora il Gruppo Cinefili è decisamente cambiato,
ha perso un po’ il suo spirito originario e il suo significato,
ma, con grande affetto, mi andava comunque di ricordarlo
per tutto quello che, in questi anni, mi ha sempre dato.

Bye bye, Tempo Libero,
ora davvero ti saluto.
Venticinque anni son importanti,
e io volevo assolutamente celebrarli:
l’ho fatto a modo mio, con la mia onestà intellettuale di sempre,
anche perché, se no, non sarebbe servito a nessuno e a niente.
In questo anno che sto per affrontare
a importanti progetti dovrò badare,
ma io rimango sempre aperto al futuro che verrà
che affronterò con la mia solita faccia tosta, pervicacia, e onestà.


©Sergio Rilletti, sabato 16 novembre 2013

martedì 5 novembre 2013

MyLife - IO, IL TEMPO LIBERO, E ALTRI INCREDIBILI PERSONAGGI (Un articolo)

1. La stella cometa

La mia vita è scandita dal passaggio di comete. Stelle comete dai nomi femminili che mi appaiono e si fanno seguire, indicandomi la giusta via.
Il Servizio Tempo Libero non ha un nome femminile, ma Francesca sì.

Era un freddo mercoledì pomeriggio del lontano 1990 quando la incontrai. Ero alla sede dell'Aias Milano, parcheggiato nella stanza dei gruppi del Servizio Tempo Libero, dopo una giornata di duro e intenso lavoro. Stavo aspettando il pulmino che mi avrebbe riportato a casa, e guardavo gli altri ragazzi che dipingevano, quando una ragazza mi piombò alle spalle, chiedendomi se volessi disegnare.
Mi voltai. Era una ragazza molto carina: tipo mediterraneo, con due occhi luminosi, e un sorriso splendente.
Io, colpito sia dalla ragazza che dal gesto in sé, timidamente risposi di sì, anche se, come ogni grande scrittore che si rispetti, ero perfettamente consapevole di essere negato per il disegno. Mi mise una matita in mano, e attaccò un foglio al tavolo.
Ero raggiante! Lei, con quel semplicissimo gesto, mi aveva fatto sentire parte integrante di quel gruppo a cui non appartenevo.
Decisi di mettere alla prova la sensibilità che le avevo accreditato, sottoponendola ad uno dei miei mirabili test: buttai la matita per terra, e attesi. Lei mi rimbrottò scherzosamente, rimettendomi la matita in mano. Non ebbi più dubbi: quella ragazza doveva diventare mia amica.
Ad ogni costo!
Cominciai a darmi da fare. Ogni volta che passava in Aias, io facevo di tutto per rendermi simpatico… riuscendoci chiaramente benissimo!
Iniziai a frequentare il Servizio Tempo Libero, piano piano, cominciando a partecipare alle feste e ai week-end, ma Francesca non mi degnava molto.
Poi, un giorno, quando dovetti decidere a quale vacanza del Servizio Tempo Libero partecipare, il mio istinto mi disse che lei sarebbe andata in Umbria.
L'istinto non mi tradì. E in quella vacanza diventammo amici.

Sono trascorsi quasi dodici anni da quando l'ho conosciuta. Francesca non è più una volontaria dell'Aias, ma è ancora mia amica.
Lei è stata la mia stella cometa: io l'ho vista, l'ho seguita, e mi sono ritrovato catapultato in un mondo sconosciuto.
Fino a quel momento, infatti, pur sapendo dell'esistenza di questo servizio, ero sempre stato restio ad utilizzarlo: convinto che una buona compagnia stesse alla base di qualunque divertimento, rifiutavo a priori l'idea di uscire con qualcuno di loro, sicuro che, non conoscendoli, non mi sarei potuto divertire.
Per fortuna conobbi Francesca, mi attaccai al suo barlume, e mi feci trasportare in un mondo pieno di colori e sensazioni.


2. Fuori dall'eremo

Quando sei abituato a vivere in un eremo alcune cose le dai per scontate, ma nella vacanza in Umbria non erano previsti saldi.
Appena arrivati nel campeggio ci assegnarono le stanze nei bungalow. Io, non potendo certo aspirare ad essere in camera con Francesca, speravo almeno di essere nella stanza con Alberto Di Risio e Giovanni Merlo, i due operatori fondatori del servizio: gli unici che conoscevo e su cui pensavo di poter contare. Invece capitai in camera con Bordiga, Matteo, e, soprattutto, Michele, di cui diventai amico.
Ero lì, già in tensione per essere con tre ragazzi che non conoscevo, con cui avrei dovuto dividere quella stanza per dieci giorni, quando Michele mi disse che era venuto il momento di mettere a posto la mia roba; mi voltò. -- Dove mettiamo questo? -- mi chiese, mostrandomi il mio asciugamano.
Rimasi interdetto. Di fronte a me si ergeva una creatura di legno a due ante e cinque scaffali. E io che ne so!? pensai.
Lui mi propose il terzo scaffale, e io mi affrettai a rispondere di sì. Michele lo posò. Mi mostrò magliette, pantaloni, e golf; e io, presa familiarità con il sistema, indicai vari scaffali, imbroccando sempre la risposta esatta.
Non vinsi nulla: era un quiz dove era impossibile sbagliare!
In compenso, però, Michele e Matteo conquistarono subito la mia fiducia. Mi affidai a loro anima e corpo; e dovetti farlo pure alla svelta! E vi assicuro che affidarsi anima e corpo, soprattutto corpo, a qualcuno, non è affatto facile.
Fino ad un anno prima avevo pochissimi amici; poi, una stella cometa di nome Simona mi inoltrò nel magico mondo oratoriano, e cominciai ad allargare i miei orizzonti. Tuttavia, vivendo ancora nel mio eremo, avevo tutto il tempo per sottoporre i candidati ai miei mirabili test, gestendo la situazione con calma.
Lì, no. Lì, in quella stanza con Michele e Matteo, non c'era tempo per le prove generali. Dovevo fidarmi di loro. All'istante!
Tralasciando i comuni disagi che si possono incontrare abbandonando una struttura protetta come il proprio eremo, dove tutto è studiato per il comfort della persona che vi abita, e non per un'intera categoria, esiste comunque un grande ostacolo da superare: la normalità. Infatti, se è normale per tutti, anche per te che stai leggendo, adattarsi agli ambienti che si incontrano, lo è molto meno dover spiegare come compiere una determinata azione, come il lavaggio del proprio corpo o la sua medesima vestizione.
Come si può aprire bocca, a fatica, costringendo l'altro a capire qualcosa che in una normale conversazione non ti sogneresti mai di dire? In quel momento ci sentiamo tutti un po' handicappati, sia pure per una semplice gamba ingessata. Se poi, oltre ad avere la gamba ingessata, hai anche un ascesso che ti impedisce di parlare bene, allora la frittata è fatta; e il guaio è che non puoi neppure mangiarla!
Eppure bisogna superare questa ritrosia, ad ogni costo; per il rispetto proprio e del proprio assistente, che, a sua volta, deve impegnarsi a capire, senza scoraggiarsi e, soprattutto, senza fingere d'aver capito. Per le manifestazioni goliardiche e intellettive, per le quali valgono le stesse regole, c'era tempo, ma quello era il momento del rispetto e della fiducia, due doti su cui si fondano l'amicizia e l'amore.
In quella stanza non ci fu amore, naturalmente, ma Michele e Matteo conquistarono la mia fiducia e la mia simpatia, e il primo anche la mia amicizia.


3. I volontari, questi diversi!

Ovviamente non con tutti i volontari sono diventato amico. Non sarebbe umanamente possibile, dato il loro numero! Molti li ho frequentati per diversi anni; con alcuni sarei voluto diventare amico, con altri no; con molti, e soprattutto con molte, ce l'ho fatta, con altri no.
Tutti hanno lasciato un ricordo indelebile. È impossibile citarli tutti, anche perché non ricordo tutti i loro nomi. Comunque, è proprio a loro che voglio indirizzare il mio pensiero. E, per non rischiare di commettere ingiustizie, lo farò in un modo assolutamente preciso e inoppugnabile: non citandoli!
Ma come approcciarsi a loro, a questi volontari? Non sono amici, non sono neanche dei nemici, non si possono neppure definire conoscenti, dato che all'inizio non li conosci affatto.
E allora, chi sono?
Semplice. Sono dei marziani!
Proprio come noi, solo di un'altra razza!
Il cinema di fantascienza ha posto le sue fondamenta sulla paura del diverso. E loro sono diversi, non c'è nulla da fare. Buoni come E.T., ma diversi!
Diversi dai normodotati "non-vedenti"; diversi da quelli con la vista acuta, che vorrebbero risolvere i problemi di altri mondi ma che poi non badano al proprio vicino di spalla; diversi da chi, convinto che sia troppo poco fare il volontario una volta alla settimana, non fa neppure quello; diversi perché credono, giustamente, che una goccia d'acqua possa contribuire a formare un oceano; diversi da noi; e diversi pure tra loro. E infine, gran finale fantascientifico: diversi tra loro ma magari più simili ad alcuni di noi! Altrimenti, tra loro, dovrebbero essere tutti amici, e questo è altrettanto impossibile!
La diversità impera, e tutti noi siamo un popolo di alieni! Alieni tra gli alieni!
Forse è per questo che è così difficile trovare l'anima gemella.
Comunque, io l'anima gemella non l'ho ancora trovata, e neppure due gemelle che fanno le volontarie; però ho trovato molti marziani, molti volontari con cui ho passato delle piacevoli serate. All'inizio ero un po' impacciato; poi ho capito: dovevo trattarli come persone normali!


4. 0,52 ringraziamenti

Il mio viaggio nel tempo finisce qui. Anzi, no!, non finisce affatto qui: si proietta nel futuro; però, dato che non ho abbastanza elementi per raccontarvelo, sono costretto a fermarmi qui!
Ora vorrei prodigarmi nei dovuti ringraziamenti.
0,52 ringraziamenti a tutti i responsabili del servizio che si sono succeduti e con i quali ho condiviso un bel rapporto, a volte anche personale; anche se, poi, una volta cambiato lavoro, si sono dissolti nel nulla.
0,52 ringraziamenti a tutti i volontari, che ci hanno permesso e continuano a permetterci, non solo di uscire alla sera e coltivare regolarmente i nostri interessi, ma anche di farci provare delle esperienze indimenticabili, come: l'ascensione in mongolfiera, le escursioni in elicottero e aerei da turismo, il rafting, e vacanze a bordo di cargo olandesi che abbiamo persino governato.
E 0,52 ringraziamenti anche a tutti noi, utenti del servizio, che, oltre a manifestare per le strade e nei locali la nostra comune esistenza, permettiamo a questi poveri marziani di dedicarsi al volontariato, facendoli fare anche certe esperienze che, senza di noi, non avrebbero potuto mai provare.
Sì, lo so. Forse qualcuno starà pensando che 0,52 ringraziamenti siano una miseria. In realtà, non è così: ho voluto solo adeguarmi al nuovo corso dei tempi. Ma, se preferite, posso riconvertirli nel caro, vecchio "GRAZIE MILLE!!!!!!!!!!!!!".

E infine, un Grazie mille! a tutti coloro che, con la nascita di questo servizio e la sua felice prosecuzione, hanno capito che la salute non è tutto.
Eh sì, perché la salute è molto importante, è vero, ma se poi sei condannato agli arresti domiciliari, che te ne fai?!


©Sergio Rilletti, 2002

mercoledì 30 ottobre 2013

MyLife - ...E IL GIOCO CONTINUA! (Una poesia autobiografica inedita)

Il momento ormai è giunto,
per tanto tempo l’ho rimandato,
e ora che il tempo è arrivato
sono in bilico tra il futuro e il passato.

Sin da bambino vi ho amato,
quante volte, con voi, ho giocato:
con la mia compagna di giochi abituale
o con qualche giocatore di occasionale
ho passato anni molto belli,
pieni di strategia e di tranelli.
Giochi sportivi o di simulazione
dove io, con la mia immaginazione,
mi immedesimavo in ogni personaggio e situazione:
fosse pure un pilota, Ulisse, Barbie, o un cartone animato.
Così tabellone e pedine improvvisamente scomparivano,
e io, immaginandomi bardato da giocatore di football o da soldato,
mi ritrovavo immerso in uno scenario sterminato,
dove trasformavo un gioco da tavolo reale
in una sorta di realtà virtuale.
Molto tempo a leggere i regolamenti,
alcuni semplici, altri più complessi;
ma alla fine una cosa l’ho capita:
nel gioco, come in tutte le situazioni della vita,
chi non rispetta le regole bisogna mandarlo via.

Ma ora gli anni son passati,
altri divertimenti son arrivati;
con me, finora, gelosamente vi ho tenuti,
ma ormai è giunto il momento dei saluti.

La mia compagna di giochi, di lavori è diventata,
e viene, da me, regolaarmente ogni settimana.
Intanto, io, ho cambiato modo di giocare,
e invento intrepide storie, che mi piace scrivere e raccontare.
E così ora, come da ragazzo,
a immedesinarmi e immaginare
mi diverto come un pazzo;
con la sola grande differenza
che ora i lettori che mi seguono,
con mio grande stupore
lo fanno con molta deferenza.

Ma ora è tempo di cambiare:
la vita va avanti, e io devo continuare a giocare.
I giochi di ruolo mi son sempre piaciuti,
anche se di giocatori pochi ne ho conosciuti;
ora un altro ruolo devo impersonare,
e nel Futuro mi devo immedesimare.

E allora via, miei cari giochi belli:
per me che, ormai, siete come dei fratelli,
io vi concedo la libertà,
facendo però spazio al futuro che verrà.

Concludo questa mia poesia,
che vi ho voluto dedicare,
con una punta di malinconia
per dovervi lasciar andare.
Ma ho anche la consapevolezza che tutto questo servirà
a spalancare le porte, anzi le ante,
al Futuro che, prima o poi, giungerà.



©Sergio Rilletti, mercoledì 30 ottobre 2013

venerdì 18 ottobre 2013

IO... E I MIEI TRE "SERIAL"

Come ho già preannunciato nel mio primo post, Benvenuti nel mio (nuovo) blog! (http://rilletti.blogspot.it/2013/09/benvenuti-nel-mio-nuovo-blog.html ), io sono uno “scrittore tuttofare”, e pertanto in questo blog troverete, oltre alle novità che mi riguardano, sia testi già editi sia veri e propri  inediti che scriverò appositamente.
Tuttavia, nel corso degli anni, si sono formati tre “serial”, due autobiografici e uno di fiction, che, considerando questo blog come una sorta di “bussola” per voi lettori, mi sembra giusto anticiparvi.



1.     MyLife – Concepito più come “marchio” di una “collana” che come serial, questo titolo riguarda articoli, racconti, e poesie, che riguardano direttamente me e la mia vita personale. Se volete conoscermi proprio bene, MyLife è il “marchio di garanzia” che fa per voi.


2.     SOLO! – E’ il “serial” nato dal mio omonimo racconto autobiografico (http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/16/solo-racconto-di-sergio-rilletti/ ), scritto per tentare di rintracciare e ringraziare una coppia di giovani che mi aveva brillantemente soccorso, dove narro una drammatica vicenda che ho vissuto Domenica 9 Aprile 2006 al Parco di Monza. Una storia nata come un thriller e proseguita, nei mesi successivi, come un noir. Una vicenda dai risvolti talmente intricati che ho dovuto dedicarle, e dedicherò ancora, diversi articoli-racconti, ognuno dedicato a un aspetto preciso, tutti contrassegnati dalla parola Solo! iniziale. Dal racconto iniziale, tra l’altro, è nata l’antologia Capacità Nascoste – La prima antologia diversamente thriller, ovvero la prima antologia di racconti thriller con protagonisti diversamente abili, curata da me e da Elio Marracci per le edzioni No Reply (http://www.ibs.it/code/9788889155677/zzz99-riletti-s-marracci/capacit-a-nascoste-la-prima.html ).


3.     MISTER NOIR – Nato ufficialmente nell’Ottobre 2004 sulle pagine di M-Rivista del mistero, fondata e diretta da Andrea G. Pinketts e Andrea Carlo Cappi, Mister Noir, investigatore privato di Milano, è il primo eroe diversamente abile seriale della Storia della letteratura italiana, protagonista di thriller umoristici. Comparso su siti e riviste di vario tipo, sia di narrativa sia riguardanti la disabilità, ha trovato nella LEDHA – Lega per i diritti delle persone con disabilità – un convinto sostenitore, ed è stato oggetto di incontri letterari attirando pure l’attenzione di quotidiani. Appare anche in Capacità Nascoste – La prima antologia diversamente thriller (edzioni No Reply), con un’avventura scritta appositamente per questo volume. Ha pure una sua Pagina Facebook (http://www.facebook.com/MisterNoir ), dove vengono raccolti i racconti, gli articoli, i video degli incontri, le interviste, e tutto quello che lo riguarda.



Bene, per ora è tutto. Ora sapete, almeno parzialmente, cosa aspettarvi!

Io vi ringrazio per l’attenzione, vi saluto, e vi do appuntamento al prossimo post!

lunedì 7 ottobre 2013

CARO SIGNOR G: NOI CI SIAMO... E CI SAREMO SEMPRE

Non mi ricordo quanti anni avessi, ma ero piuttosto piccolo quando, in ginocchio sul pavimento della camera dei miei cugini Roberto e Valentina, ascoltavo, assieme a loro e a mia sorella, un disco, un grande 33 giri di vinile, di Giorgio Gaber.
E, tra tutte le canzoni, me ne ricordo una in particolare: Lo shampoo.
E’ incredibile come certi ricordi, in questo caso poco più d’un lampo, una sorta di ”fotogramma musicale”, ti rimangano impressi nella memoria.
Ed è ancora più sorprendente come alcuni personaggi, e certe canzoni, leghino passato, presente, e futuro tuo a quello di molte altre persone, che magari non conosci, nate pure molto prima o molto dopo di te.
Sembra incredibile, ma è proprio così. Una magica sensazione che mi ha regalato Per il Signor G… Noi ci siamo, uno spettacolo organizzzato dall’Istituto Centro Professione Musica (CPM) di Milano, fondato nel 1984 e diretto da Franco Mussida, che ha voluto fare un meritato tributo al caratteristico teatro-canzone di Giorgio Gaber, alias Signor G, a 10 anni dalla sua scomparsa.
Lo spettacolo, diviso in due parti, si è aperto con il giornalista Andrea Pedrinelli, che, attraverso un appassionato recital personale, ha dato vita a un’inesauribile fonte di ricordi, pubblici e privati, in cui il pensiero del cantautore prende vita dall’osservazione dei fatti straordinari e quotidiani della nostra realtà. Nozioni filosofiche che trovano la loro affermazione nei monologhi e nelle canzoni dell’attore, sempre sul filo dell’ironia e della rappresentazione della realtà sociale, che il pubblico in sala ha potuto assaporare dai filmati che lo vedevano protagonista.
E poi, dopo una breve introduzione dello stesso Mussida, si è aperta la seconda parte dello spettacolo: il concerto.
I tantissimi studenti del CPM di Milano, musicisti e cantanti, di diverse età, si sono alternati sul palco, presentandosi a vicenda, per dare voce e anima alle canzoni di Giorgio Gaber, creando un magico ponte tra passato, presente, e il nostro possibile futuro, attraverso esecuzioni coinvolgenti e impeccabili, che riproducevano perfettamente lo spirito di Gaber, degne di essere esportate in una turnè teatrale.
Un concerto dove, nella migliore tradizione del teatro-canzone, Alessandro Salvatori, attore e regista dello spettacolo, ha interpretato con passione alcuni monologhi del Signor G, risultando persino più convincente di certi rinomati attori che hanno recitato i medesimi pezzi in televisione.
Alla fine, Franco Mussida, ringraziando i suoi studenti per il meraviglioso spettacolo che avevano allestito, ha invitato il pubblico a riflettere sull’effettivo inestimabile valore che avevano dimostrato questi ragazzi con il loro impegno e la loro passione.
Impegno e passione che per me si erano tramutati in un’autentica infinita emozione, e moto d’orgoglio, quando sul palco era salita mia nipote, Greta Zaltieri, di appena 15 anni, cominciando a intonare L’illogica allegria.
E così, quella magica sera, tre generazioni di persone si sono ritrovate unite dalle parole di Giorgio Gaber.
Una serata che, per quanto mi riguarda, è iniziata tanti anni fa, inginocchiato sul pavimento d’una camera, con mia sorella e i miei cugini.
Una serata memorabile che fa molto onore a Giorgio Gaber e alla sua filosofia di vita, che continua ad accompagnarci con la sua arte.
Una serata il cui messaggio, parafrasando il titolo dello spettacolo, sembra  proprio essere, al tempo stesso, un impegno e una solenne promessa: Caro Signor G: Noi ci siamo… e ci saremo sempre!


©Sergio Rilletti, 2013

martedì 24 settembre 2013

BENVENUTI NEL MIO (NUOVO) BLOG!

Salve a tutti, e Benvenuti nel mio nuovo blog!... Un blog che avrebbe potuto chiamarsi L’Araba Fenice, dato che nasce dalle ceneri. Sì, dalle ceneri del mio blog precedente, che avevo con MySpace, ora Myspace (con la “s” minuscola), prima che decidesse di cancellare tutti i lavori dei propri blogger.
Così, dopo un po’ di rabbia per un buon pezzo della mia vita andato perduto, cancellato da benemeriti sconosciuti, ho deciso che era giunto il momento di aprirne uno nuovo, ovviamente con un altro social network, in modo da poter continuare ad avere, come scrittore, un costante incontro (virtuale) con il pubblico per informarlo sulle mie attività letterarie e, a volte, sulla mia vita privata (diventando, così, anch’essa letteratura), auspicando, naturalmente, che Blogger abbia più rispetto per i propri… blogger!
Ed è stato proprio l’incontro (reale) con le persone a farmi diventare un blogger.
Infatti, ogni volta che incontravo un conoscente e gli raccontavo della mia attività di scrittore, lui mi domandava "Hai un blog?", e quando gli rispondevo di no ma che bastava inserire il mio nome in un qualsiasi motore di ricerca per trovare un bel po' di cose che mi riguardavano, lui appariva disorientato.
Così, ho deciso di trasformarmi in una bussola per chi volesse seguirmi, fornendo, attraverso il mio blog, precise indicazioni sulle mie attività letterarie, che spaziano dalla narrativa “di genere”, che una volta veniva definita “di evasione”, alle esperienze autobiografiche, fino ad arrivare, talvolta, alla poesia.
E quindi è per questa ragione che, come specifico nel titolo del blog, mi definisco, tra l’autoironico e l’autoorgoglioso, uno “scrittore tuttofare”.

Bene. Questo, per ora, è tutto.
Vi lascio invitandovi, rimanendo in tema, a leggere l’intervento che ho fatto Sabato 6 Luglio 2012 a Thiene (VI), durante il 1° Festival dei Blog Letterari, sulla mia vita e sull’importanza fondamentale che da sempre ha per me, persona disabile, la scrittura (in primis) e di come ora, col tempo e l’esperienza, ho impatato a utilizzare bene i social network e i blog.
Un intervento molto personale, che aiuta a conoscermi, che ho realizzato su specifico invito dello scrittore Massimo Maugeri, e che poi l’ha riproposto sul suo prestigioso blog Letteratiudine:  http://letteratitudinenews.wordpress.com/2012/07/10/sergio-rilletti-uno-scrittore-abilmente-diverso/ .
Buona Lettura a tutti!